Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/153


139


— Se io vi pensavo! rispose Rosa lasciando prendere al suo amore il di sopra al suo pudore, non pensava che a questo!

E dicendo queste parole Rosa divenne così bella, che per la seconda volta Cornelio precipitò la sua fronte e le sue labbra sulla graticola, e ciò senza dubbio per ringraziare la bella giovanetta, che si ritirò come la prima volta.

— In verità, diss’ella con quella civetteria, che palpita in cuore di tutte le giovanette, in verità mi sono bene spesso rimproverata di non saper leggere; ma non mai tanto e di tal maniera che quando la vostra balia mi portò la vostra lettera. Io ho tenuto in mano mia quella lettera che parlava per gli altri e che per me povera balorda l’era muta.

— Voi vi siete molto spesso pentita di non saper leggere; e in quale occasione?

— Madonna! esclamò la giovine sorridendo, per leggere tutte le lettere che mi si scrivono.

— Voi ricevete lettere, o Rosa?

— A centinaia.

— Ma chi vi scriveva dunque?...

— Chi mi scriveva? Primieramente tutti il studenti che passavano sul Buitenhof, tutti gli officiali, che andavano alla piazza d’arme, tutti i giovani di banco e li stessi negozianti, che mi vedevano alla mia finestrella.

— E cosa voi facevi, mia cara Rosa, di lutti quei biglietti?

— Un tempo, rispose Rosa, me li facevo leggere da qualche amica, e ciò mi divertiva assai; ma da poco in qua, a che prò perdere il suo tempo a sen-