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aveagli recato in cambio sotto la sua ala una lieta speranza; e stava ogni giorno in espettativa, perchè, se il biglietto le fosse rimesso, conosceva Rosa, di aver nuove del suo amore e de’ suoi talli.
Si alzò, porse l’orecchio, chinando il capo verso la porta. Sì, l’era la voce che così dolcemente avealo commosso all’Aya.
Ma ora che Rosa aveva fatto il viaggio dell’Aya a Loevestein, che era riuscita, Cornelio non sapeva come, a penetrare nella prigione, giungerebb’ella così felicemente a penetrare fino al prigioniero?
Mentrechè Cornelio a tal proposito accatastava pensiero sopra pensiero, desiderii sopra inquietudini, lo sportello posto alla porta della sua cella si aperse, e Rosa brillante di gioia, d’aspetto, e bella soprattutto per l’angoscia che da cinque mesi aveva impallidito le sue guancie, Rosa accostassi alla ferrata di Cornelio, dicendogli:
— Oh! signore, signore, eccomi!
Cornelio stese le braccia, guardò il cielo, e cacciò un grido di gioia.
— Oh! Rosa, Rosa! esclamò.
— Zitto! Parliamo sotto voce, che mio padre m’è dietro, disse la giovinetta.
— Vostro padre?
— Sì, gli è giù in corte in fondo alla scala, che riceve le istruzioni dal governatore, e sale.
— Le istruzioni dal governatore?...
— Sentite, vi racconto tutto in due parole. Lo Statolder ha una villa a cinque miglia da Leida, o piuttosto una gran cascina, e non altro; la sua balia è mia zia, che ha la direzione di tutti gli animali