Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
129 |
Ora Van Baerle indirizzava quel biglietto alla sua balia, la vecchia Frisona, e supplicava le anime caritatevoli che lo trovassero, di farlo a lei recapitare con la maggiore sicurezza e la maggior prontezza possibile.
Dentro a quel biglietto per la balia era un bigliettino per Rosa.
Dio che porta col suo soffio i semi di capperi sulle muraglie dei vecchi castelli, e con un poca di pioggia falli fiorire, Dio permise che la balia di Van Baerle ricevesse quella lettera.
Ed ecco come. Lasciando Dordrecht per l’Aya e l’Aya per Gorcum, Isacco Boxtel aveva abbandonato non solo la casa sua, non solo il suo servitore, non solo il suo osservatorio, non solo i suoi tulipani, ma ancora i suoi piccioni. Il domestico, lasciato senza provvisione, cominciò dal mangiare quel poco che avea di risparmi, e poi si mise a mangiare i piccioni; il che questi vedendo, emigrarono dalla colombaia di Boxtel a quella di Van Baerle.
La balia aveva buon cuore, Che sentiva il bisogno di amare una qualche cosa. Ella fece stretta amicizia con quei piccioni venuti a chiederle ospitalità; e quando il servitore d’Isacco reclamò, per mangiarli, i dodici o quindici ultimi, come aveva mangiato i dodici o quindici primi, la buona donna gli offrì di comprarli pagando sei soldi d’Olanda all’uno.
L’era il doppio del valore dei piccioni; il perchè il servitore accettò con gioia il prezzo offerto.
La balia dunque trovavasi legittima padrona dei piccioni dell’invidioso; i quali erano mescolati con