Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/142

128

da quel punto dell’orizzonte, e appollaiarsi, spollinandosi al sole, sugli acuti comignoli di Loevestein.

— Que’ piccioni, disse tra se Van Baerle, vengono da Dordrecht e conseguentemente vi debbono ritornare. Chi gli attaccasse un fogliettino sotto un’ala correrebbe il rischio di far sapere le sue nuove a Dordrecht dove l’è pianto.

Poi dopo un momento di meditazione:

— Sta a me, soggiunse, a prenderne qualcuno.

Si è pazienti, quando si ha vent’otto anni e che si è condannati a una perpetua prigionia, che equivale giù per su a ventidue o ventitre mila giorni di reclusione.

Van Baerle pensando solo a’ suoi tre talli, — perchè questo pensiero batteva sempre nel fondo della sua memoria come batte il cuore nel fondo del petto, — Van Baerle, diciamo, pensando solo ai suoi tre talli, tese un aguato ai piccioni. Ei tentò quei volatili con tutte le risorse della sua cucina, otto soldi di Olanda (dodici di Francia) e a capo di un mese d’infruttuosi tentativi, prese alla fine una femmina.

Gli ci vollero due altri mesi per prendere un maschio; poi li mise insieme, e verso il principio dell’anno 1673, avendo fatto le uova, diede la via alla femmina, che fidando nel maschio che le covasse in suo luogo, se ne andò tutta gioiosa a Dordrecht col suo bigliettino sotto l’ala.

Ritornò la sera: aveva ancora il biglietto. Lo conservò così per quindici giorni; dapprima con grave sconcerto, poi con gran dispiacere di Van Baerle. Finalmente il sedicesimo tornò senza.