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scrizioni che vi ho date, per amor mio. Addio Rosa.
— Oh! sì, disse Rosa senza alzare la testa, oh! sì farò tutto quello che avete detto: fuorchè di maritarmi, soggiunse a voce bassa, perchè questo, oh! questo io lo giuro, mi è cosa impossibile.
E cacciò nel suo seno palpitante il caro tesoro di Cornelio.
Il romore che avevano sentito Cornelio e Rosa, facevalo il cancelliere che tornava a cercare il condannato, seguito dall’esecutore, dai soldati destinati a guardia del palco, e dai curiosi famigli della prigione.
Cornelio senza debolezza come senza millanteria li ricevette piuttosto da amici che da persecutori, e feceli fare ciò che loro piacque per l’esecuzione del loro ufficio.
Poi con un’occhiata gettata sulla piazza per la sua finestrella inferriata scorse il palco a venti passi dal quale la forca, da cui per ordine dello Statolder erano state distaccate le reliquie vituperate dei due fratelli de Witt.
Quando gli convenne discendere per seguire le guardie, Cornelio ricercò con gli occhi l’angelico sguardo di Rosa, ma non vide dietro alle spade e alle alabarde che un corpo steso presso di una panca, e una faccia livida e mezzo velata dai lunghi capelli.
Ma Rosa cadendo esanime, aveva per obbedire al suo amico posata la mano sulla sua giubbetta di velluto, e nell’oblio anco dei sensi, continuava istintivamente a sorvegliare il deposito prezioso, che aveale confidato Cornelio.
Il giovine lasciando la segrete potè travedere tra le dita serrate di Rosa il foglio giallastro della Bib-