Pagina:Dumas - Il tulipano nero, 1851.djvu/127


113


— Con che scriverò io?

— Vi ha dentro un apis, disse Rosa. Vi era, e l’ho conservato.

Era l’apis che Giovanni de Witt aveva prestato a suo fratello e che non aveva pensato a riprendere.

Cornelio lo prese e sulla seconda pagina, — perchè, rammentiamoci, la prima era stata staccata, — presso a morte come il suo compare egli scrisse con mano non meno ferma:


«Il 23 agosto 1672, sul punto di rendere, benchè innocente, l’anima mia a Dio sopra di un palco, io lego a Rosa Grifo il solo bene che siami restato di tutti i miei beni in questo mondo, gli altri essendo stati confiscati; io lego, ripeto, a Rosa Grifo tre talli, che nella mia convinzione profonda devono dare nel mese di maggio prossimo il gran tulipano nero, oggetto del premio de’ cento mila fiorini proposti dalla società di Harlem, desiderando che ella riceva que’ cento mila fiorini in mio luogo e vece e come mia unica erede col solo obbligo di sposare un giovine della mia età a un circa, che l’ami e sia da lei amato, e di dare al gran tulipano nero, che creerà una nuova specie, il nome di Rosa Barlaeensis dal suo ed il mio nome congiunti.

Dio mi accordi grazia, a lei salute!

Cornelio Van Baerle


Poi dando la Bibbia a Rosa le disse:

— Leggete.

— Ahimè! rispose la giovinetta, già ve l’ho detto che non so leggere.