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Come se questa deliberazione fosse stata seria, era continuata una mezz’ora, durante la quale il prigioniero era stato ricondotto in prigione.

Là il cancelliere degli Stati andogli a leggere la sentenza.

Maestro Grifo era obbligato a guardare il letto per la febbre cagionatagli dalla frattura del braccio. Le sue chiavi erano passate in mano di un secondino, dietro al quale, che aveva introdotto il cancelliere, Rosa la bella Frisona erasi venuta a porre sull’angolo della porta col fazzoletto alla bocca per soffocare i suoi sospiri e i suoi singhiozzi.

Cornelio ascoltava la sentenza con volto più maravigliato che tristo. Letta la sentenza il cancelliere domandogli se avesse qualche cosa a dire:

— Affè! no, rispose; ma confesso solamente che tra tutte le cause di morte, che un uomo cauto può prevenire per iscansarle, non ho mai neppure per immaginazione pensato a questa.

Alla qual risposta il cancelliere salutò Cornelio Van Baerle con tutta la considerazione che tal sorta di funzionarii accordano ai gran delinquenti di ogni genere. Ed essendo per escire:

— A proposito, signor cancelliere, disse Cornelio, per qual giorno è la cosa, se non vi dispiace?

— Oh! per oggi, rispose il cancelliere un poco piccato dal sangue freddo del condannato.

Scoppiò un singulto dietro la porta. Cornelio si sporse per vedere da chi venisse; ma Rosa aveva indovinato la mossa ed erasi tirata indietro.

— E, soggiunse Cornelio, a qual’ora l’esecuzione?

— Signore, pel mezzogiorno.