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Poi tutto a un tratto battendosi in fronte da ammaccarsi il cervello:
— Oh! miserabile che sono! egli esclamò; ah! Boxtel sfortunatissimo, che gli è inseparabile dai suoi talli? Come non lasciarli a Dordrecht, partendo per l’Aya? Ma che non può vivere senza i suoi talli; i talli del tulipano nero? L’infame! si vede che ha avuto il tempo di prenderli, se li è nascosti e li ha portati all’Aya!
Era un lampo che mostrava a Boxtel l’abisso di un inutile delitto. Ei cadde fulminato su quella medesima tavola, a quel medesimo posto, dove alcune ore innanzi lo sfortunato Van Baerle aveva ammirato sì lungamente e sì compiacentemente i talli del tulipano nero.
— Ebbene! al postutto, disse l’invidioso alzando la testa livida, se li ha seco, non può custodirli che fino a tanto che sia vivo, e...
Il resto del suo orrendo pensiero si assorbì in uno spaventevole sorriso.
— I talli sono all’Aya, riprese; dunque non posso più vivere a Dordrecht. All’Aya per i talli! all’Aya!
Boxtel, senza fare attenzione alle ricchezze immense che lasciava, tanto egli era preoccupato da un’altra inestimabile ricchezza, escì per dove era venuto, si lasciò strisciare giù per la scala, riportò l’istrumento del furto, dove avealo preso, e simile a un animale da preda rientrò ruggendo in casa sua.