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Fu per divenir pazzo, perchè alla fine si accorse che in quella stessa mattina la terra era stata smossa.

Infatti, mentre Boxtel era in letto, Cornelio era sceso nel suo giardino, aveva disotterrato la cipolletta e, come lo abbiamo visto, aveala divisa in tre talli.

Boxtel non poteva decidersi ad abbandonare il posto. Aveva rimescolato con le mani più di dieci piedi quadrati di terra.

Finalmente non restavagli più nessun dubbio sulla sua disgrazia. Bianco di collera, riguadagnò la sua scala, ricalvalcò il muro, ripassò la scala nel suo giardino, e vi scese incontinente.

Ad un tratto gli sopravvenne un’ultima speranza: che i talli fossero nel prosciugatoio. Bisognava penetrare nel prosciugatoio come era penetrato nel giardino. Colà li troverebbe. Del resto non eravi altra difficoltà.

Le vetrate del prosciugato alzavansi come quelle di una chiusa. Cornelio aveale aperte la stessa mattina e nessuno aveva pensato a richiuderle. Il forte era di procurarsi una scala assai più lunga, una scala di venti piedi invece di dodici.

Boxtel aveva rimarcato nella via dov’egli abitava, una casa in riattazione, a cui stava appoggiata una scala gigantesca. L’era a proposito per lui, se i manifattori non l’avessero remossa.

Corse alla casa, e la scala v’era. Boxtel la prese e la portò a mala pena nel suo giardino; e con pena anche maggiore dirizzolla alla muraglia della casa di Cornelio.

La scala era alla precisa lunghezza. Boxtel mise