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istesse alla tavola di Piero di Bonaventura. A cui ella rispose, veramente non avere frasteso. Il Fulla per essere bene di questo fatto chiaro, montato a cavallo, a Siena all’Albergo dal Gallo n’andò, e dimandato del ditto Annibale Dal Monte, fugali risposto ch’ivi mai capitato non era, nè mai non lo aveano udito ricordare. Di che il Fulla avendo aggiunto al danno la spesa, assai malinconoso a Firenze se ne tornò1.

Che diremo noi adunque di Bo-

  1. Nel cod. Mar. e nella stampa del Borghini la novella termina con queste parole: «...... Di che e’ se ne tornò a Firenze e fu a Marciana, e disse al prete, come mess. Giovanni n’era andato, e gl’inganni ch’egli avea fatto a lui e a Bonaccorso e a Michele Petrucci. Il prete cominciò a darsi delle mani nel viso, e disse de’ dieci fiorini che gli avea prestati, di che il Furla, con tutta l’ira ch’egli avea, cominciò a ridere, perchè di tutto questo nulla ancora ne sapea; e tornato a Firenze fu a Buonaccorso, e per ordine gli disse come quello Annibale d’Allamonte non avea trovato. A cui Buonaccorso rispuose: Io mel sapea. E saputo de’ dieci fiorini del prete n’ebbe diporto e