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uccelli e cavagli e famigli, e donando senza alcuno freno o misura; tanto che per la sua splendida vita e per la fama della sua virtù e prodezza per tutta Italia di lui si ragionava. Nè prima s’avvide, che in cortesia invano quasi tutto il suo ebbe speso; facendolo la povertà ravvedere e fine porre al suo disordinato spendere.
Non però cessando da lui l’ardore della sua donna, ma più ognora crescendo, e non vedendo che di quello che rimaso gli era vivere ne potesse, nella corte del signore1 a stare si puose, parendogli ivi più onorevolemente vivere e meglio dimostrare le sue virtù, che in altra guisa. E conosciuto per lo signore la sua prodezza, il fece suo sescalco; ed esso ubbidiente e sollicito a quello che a fare avea, quando tempo comodo vedeva, così di presente era intorno alla casa della sua donna, se vedere la potesse, pigliando alcuno
- ↑ Della casa da Polenta, che al tempo cui si riferisce la presente novella aveva il dominio di Ravenna.