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IV

che per la prima volta vi aggiunse in fine, come appunto ritrovò in uno dei testi a penna di cui ebbe a servirsi. Queste novelle, leggiadre d’invenzione e di stile, si intitolano: Bonaccorso di Lapo GiovanniIl Bianco Alfani — e Filippo di ser Brunellesco. — Comparse senza nome d’autore, si è poi scoperto che la terza, detta altresì Novella del Grasso Legnaiuolo appartiene a Feo Belcari, ed è anche più bella e più solenne composizione dell’altre due. Vennero riprodotte da Aldo Manuzio nel Decamerone, Venezia 1522, e da Vincenzio Borghini nel Libro di novelle e di bel parlar gentile, Firenze 1572, coll’aggiunta di una quarta novella di Lionardo Bruni Aretino; senza toccare delle minori ristampe.