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RISOLUZIONE XXVIII.


    Perchè bisogna quanto più si puote
Li scandali evitar dei sensi vani,
Il Teatin, che più soffrir non puote,
Per scandali schivar, gusti profani,
I desiderj e volontà corrote,
Si valse a raffrenar d’ambo le mani
La tentazion, ch’il molestava assai.
Onde vizio non fu trarsi di guai.


RISOLUZIONE XXIX.


     D’infamia non si dee, dice Jasone
Nè d’altro juxta legem, incolpare
Un mentecato, che non ha ragione
Nè di coglionerie possi accusare:
Onde il cazzo del frate buggiarone
In conto alcuno si potrà chiamare,
Quia stando fuor di se, sol per trastulo
Cacciò il suo cazzo all’abadessa in culo.


RISOLUZIONE XXX.


     Dice la legge, paragrafo quando,
Titolo de verborum prolatione,
Che quando verbum dictum est scherzando
Sia chi si vuol non fert punizione.
Addit immo la legge: il cazzo entrando
Nel forame del cul sine intentione,
Nunquam questo sarà peccato tale,
Che richiedesse assoluzion papale.