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crollato d'intorno, che non gli restasse più che morire.

Come un profumo portato dal vento ricorda al triste viandante tutta una storia, tutta una vita, una voce di fanciullo, un sorriso di donna — anch'essi portati dal vento! — avevano risollevato in lui un turbine d'amore, di dolore, di desiderio. Come le lave giungono sulle nevi, improvvise, veementi, travolgendo, bruciando, mettendo a nudo la terra arsa e ferita, ed ogni solco ne sanguina e ne trema, essi erano passati sul suo chiuso dolore, sulla sua animuccia intirizzita, e l'avevano fatta fremere e ricordare.... E aspettarli, aspettarli, era stato per lui il sorso d'acqua che basta all'assetato per non morire, il filo di speranza necessaria al prigioniero, lo spiraglio di luce che illude colui che anela, che spasima verso il sole.

Ed ora?... Egli non li accusava, no. Era tanto freddo; la signora rabbrividiva tutta nel suo gran boa. Ma anch'egli aveva freddo, anch'egli rabbrividiva da mesi, da anni, anch'egli soffriva, anch'egli voleva il suo sole, la sua terra, la sua Messina....

Messina!... Quand'egli era partito, essa non era che rovine, squallore, desolazione; mucchi di macerie su cui ululavano i cani, immense tombe senza croce in mezzo a cui i superstiti vagavano attoniti senza più lagrime per piangere, senza più forza per cercare, ma ora forse, in due anni.... l'avevano ricostruita, fatta nuovamente ricca e bella, ed essa si adagiava forse già sorridente e obliosa fra gli aranceti in fiore,