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l'avevano spedito come un pacco in Germania, di tappa in tappa sorvegliato dalle autorità italiane, fino a Norimberga, dove l'attendeva l'unica parente che gli restava, la vecchia nonna tedesca, di cui egli aveva sentito così poco parlare dal padre, di cui dalla madre aveva vagamente intuito che le era nemica.
....La nonna finì il suo discorso, sospirò. Il fanciullo tacque ancora, ostile. E seguitarono a camminare sotto la neve per strade tortuose e ripide, traversarono una gran piazza dove c'era una chiesa color della notte, ed una fontana acuminata, altissima, tutta dorata che pareva un tabernacolo. La nonna disse con una voce diversa dalla solita, nasale e trascicata come quella d'un maestro di scuola:
— Frauenkirche.... Schöner Brunnen....
E costeggiarono un'altra gran chiesa nera, salirono ancora, sotto la neve, fra nere case. Non si arrivava mai; finalmente sbucarono in un piazzaletto, la nonna si fermò presso un basso portoncino, lasciò la mano di Nennè, trasse una chiave, ma prima di aprire disse, colla voce nasale di poc'anzi, ma più bassa, più devota, e più umile:
— Dürerhaus.
E questa volta Nennè afferrò finalmente quello che ella intendeva dire, o meglio ricordò: quello che il babbo, che pure aveva tutto dimenticato, e tutto ostentava di dimenticare, gli aveva più di una volta confidato con accento di mistero e d'orgoglio: «la nonna era custode della casa di Dürer».