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Era una giornata caldissima. Nella penombra afosa del tinelletto le mosche ronzavano incessantemente posandosi sulle mani gonfie e gialle del paralitico che impossente a scacciarle esprimeva il suo tedio con un mugolio lamentevole.
Adelaide pazientemente scacciava le importune con un ramoscello frondoso, ma esse tornavano senza tregua a posarsi sulle mani e sul volto del vecchio.
Così passò un'ora. Infine l'infermo si addormentò. Adelaide rimase immobile, rannicchiata nella gran poltrona della Zia Zelinda, e lo guardò.
Dalla bocca sdentata un rivoletto di bava scendeva a intridere la cravatta e le mani, la testa ciondolava miseramente da un lato come una cosa morta....
Ella e lui.... l'una di fronte all'altro.... Non erano essi due destini che si rassomigliavano? Non ancora morti, ma così poco, così miseramente viventi?
Era vita quella?... Valeva la pena di viverla?....
Dalle finestre aperte salivano a ondate i canti religiosi, flutti d'incenso.... La processione passava davanti a casa Castori.... Ecco la maestra Gabetti vestita di verde pisello, e la moglie del farmacista gocciolante di sudore.... Ecco Ermelinda Barrai bionda bionda sotto il velo... e Micheluccio Mastella con un cero in mano... Tutti alzavano gli occhi a guardare gli arazzi....
Adelaide si mosse e traversò lentamente la