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Tutti chiacchieravano, tutti bevevano il frizzante vino biondo delle colline, tutti erano allegri e contenti.
— Nozze di buon augurio!
A un tratto un silenzio solenne si fece: il Sindaco, cavaliere Pietro Barrai, si alzava per parlare.
— Io brindo, — disse egli alzando il bicchiere, — io brindo alla prosperità della bellissima sposa.... e dell'egregio sposo.... che.... che saprà renderla.... come non dubito.... felice! E brindo anche alla madre della sposa, all'ottima signora Elisabetta, che riceve finalmente.... il meritato guiderdone.... alle sue cure materne.... e che con tanta cordialità ci raccolse a questo eletto simposio! E brindo.... brindo.... a tutti i convenuti.... che fanno degna corona alla coppia gentile. O sposi! amatevi! E siate felici!!
— Bravo!... Bene!... Evviva gli sposi! Evviva!... Evviva tutti!...
Il Sindaco sedette, trasse un profondo respiro, si asciugò il sudore della fronte e distese il tovagliolo sull'ampio ventre scintillante di catene d'oro.
— Ora tocca al signor Giacomino, ora tocca al signor Giacomino! L'ha in tasca, il brindisi! Fuori! fuori! Parli! parli!...
Questo signor Giacomino era il segretario comunale, il letterato di Castelluzzo, scrittore di ammirate epigrafi e di sonetti per nozze e lauree, e sedeva a destra di Dorotea Castori, alla cui sinistra era il parroco di Castelluzzo, rosso e rubizzo con bei capelli candidi. L'uno perchè