Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/314

Vi fu un congedo rumoroso e affettuoso.

La biondina che pareva presa da una gran smania d'essere gentile, baciò ed abbracciò anche Adelaide, lo sposo la salutò con un inchino profondo, la signora le ripetè più volte:

— Arrivederci dunque senz'altro.

Partite le visite, il desinare finì in fretta e in silenzio.

Quella sera Adelaide domandò il permesso di coricarsi prima del ritorno delle sorelle.

Desiderava ardentemente di essere sola, fuori degli occhi cattivi della Zia Zelinda, fuori dalla vista pietosa e disgustosa dell'infermo. Voleva esser sola colla sua gioia, col nuovo pensiero che l'occupava tutta, che la riscaldava, che le illuminava l'anima.

— Tra un mese, tra un mese!

Le pareva che quell'avvenimento avesse per lei un significato, un'importanza vitale, segnasse una tappa nella sua via dolorosa, che da quell'invito cui Don Antonio aveva accondisceso, le venisse una specie di riabilitazione morale, una riammissione tra gli esseri umani.

Tutta immersa in quella inaspettata gioia, non s'era avvista del silenzio gelido che le si era fatto d'intorno dopo la partenza delle parenti, non aveva indovinato l'acre ostilità delle sorelle.