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Adelaide, seduta dirimpetto a loro, vide, e diventò di fiamma.
Da quel momento, a lei che non prendeva parte alla conversazione, non isfuggì più nessun movimento di quei due.
— Che ora è?... — domandava la biondina al fidanzato, pianissimo, piegandosi verso di lui come per confidargli un segreto.
L'altro traeva l'orologio; ella stendeva la mano e lo prendeva; si chinavano entrambi a guardar l'ora, poi la ragazza riabbassava la testa, giocherellava coi fiocchi dell'ombrellino, e il giovane seguiva i moti delle sue mani con occhi imbambolati e lucidi.
Ad un tratto la biondina disse forte:
— Noi ci sposiamo il ventotto aprile, e voi dovete venir tutti alle nostre nozze.... tutti!....anche Adelaide!
Vi fu un momento di silenzio.
Dorotea strinse le labbra, Zia Zelinda si affaccendò di più intorno all'infermo, Alice arrossì e guardò Dorotea.
Don Antonio disse, colla sua voce buona:
— E perchè no?
— Bisogna che ce lo promettiate! bisogna che ce lo promettiate! — strillarono madre e figlia.
— Sì, sì, vogliamo promessa solenne! — ribadiva il fidanzato. — Tutti, anche Adelaide!
Insomma dovettero promettere. Sarebbero andati tutti, anche Adelaide.
L'anno di lutto era compiuto in febbraio, avevano dunque più di un mese per combinare la spedizione.