Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/261

di Biancofiore aveva superato di gran lunga i confini del suo regno, quando la fanciulla compì i sedici anni cominciò una sfilata di principi che dai più lontani reami venivano a bussare alle porte d'argento del castello. La Fata chiamò Biancofiore, e le disse:

— Tu hai sedici anni, gli aspiranti alla tua mano cominciano ad arrivare: essi ti assedieranno e faranno il possibile per piacerti; sii cauta prima di decidere, e innanzi di fissare la tua scelta promettimi di guardare bene ogni uomo che ti si presenta attraverso a questa lente che non inganna. — E così dicendo le consegnò un cristallo rotondo e terso che un cerchio costellato di gemme incastonava. La principessa promise.

E tosto le porte d'argento furono spalancate, e grandi feste furono indette per ricevere gli ospiti: tornei, giostre, conviti, dove la bellezza il valore lo spirito avevano campo di rifulgere, e dove ognuno dei giovani principi gareggiava coll'altro per apparire in miglior luce agli occhi della principessa.

Biancofiore assisteva a tutti i festini avvolta nel suo manto regale che era verde a fiori d'argento: coi biondi capelli raccolti a diadema sul capo, era così bella da sembrare un'apparizione. Quando qualcuno dei principi le si accostava per parlarle, per porgerle un fiore, o per cantare un madrigale, ella sorrideva graziosamente, ma quando essi le sfilavano dinanzi nel chiuso recinto del torneo, alzava la mano che serrava la lente gemmata e ad uno ad