Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
sperare quello che ben sapeva non sarebbe stato mai?...
E invece.... Era avvenuto!... Ella.... sì... — ella! — gli si era avvicinata.... gli aveva posato una mano sulla spalla....- così — lo aveva baciato là....sui capelli.... con quelle labbra rosse che egli aveva proibito a sè stesso di pensare anche in sogno....
Ah! come si odiava per quel bacio! Come si disprezzava e si malediceva per non averlo più duramente respinto!... Vile! vile!... E non poter liberarsi dall'ossessione di quel ricordo!...
— Per lui! per lui! — sghignazzava la voce perfida, nello scroscio dell'acque, nell'urlo del vento. — «Gobbo Cantelmo, hai avuto
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
il tuo bacio!»
V.
Il salotto dove Valeria passa la maggior parte delle sue giornate è nell'ala moderna del castello — grande, semplice, chiaro — con un'ampia vetrata che dà sulla terrazza, e da questa a picco sul mare.
Di quella terrazza Valeria ha fatto una specie di giardino pensile, e il glicine si abbandona sulla balaustra, e le rose thee vi sfioriscono con molle grazia, e le rondini in primavera vi intessono nidi, voli, e garriti.