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— Ah! tu sei buono! — esclamò la fanciulla balzando in piedi e gettando indietro i capelli che le facevano velo agli occhi. — Tu sei buono, Gualtiero!... Grazie! — e gli afferrò ancora le mani, l'attirò vivamente a sè, avvicinò la sua bocca alla fronte di lui.
— Grazie, Gualtiero mio!
Egli impallidì d' angoscia e duramente la respinse.
Il bacio lieve gli aveva sfiorato i capelli
Egli appoggiò la fronte ai vetri rigati dalla pioggia, e rimase qualche minuto immobile, in silenzio.
— Telegrafagli avvisandolo del tuo arrivo.... Non dirgli che sai tutto.... Digli soltanto «che sai che io l'amo»....
— Addio.
Egli riattraversò le chiare stanze, discese a testa bassa l'ampio scalone.
Gianni lo precedeva.
Nell'atrio d'ingresso il maggiordomo aspettava e chiedeva rispettosamente se il signor duca desiderasse far attaccare una carrozza coperta.
Gualtiero accennò di no colla mano, e si diresse con lui verso il cortile delle scuderie.
Fatti pochi passi, si ricordò che bisognava pure spiegare la sua visita ed evitare che la nonna ne venisse a conoscenza. Pregò il maggiordomo di non parlare alla marchesa della sua venuta che, avendo per iscopo di prender notizie della sua salute, poteva impressionarla inutilmente.