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....Quando, dove, l'aveva sentito un'altra volta piangere così?...
Ah sì!... ora rammentava!... Molti anni innanzi.... Ella una bimba.... egli un ragazzo.... nella prateria verde innanzi al castello cavalcavano due piccoli arabi irrequieti.... Il duca Gian Carlo li guardava, colla ruga fonda e gli occhi cupi che aveva sempre davanti all'unico debole rampollo della sua razza.... A un improvviso scarto del cavallo, Gualtiero era caduto goffamente sull'erba.... Il duca era accorso e l'aveva staffilato in volto.... mentre lei, coi capelli al vento si allontanava al galoppo.... Quel pianto!...
— Senti, — disse Valeria facendosi ad un tratto tenera, dolce, e femminea. — Senti, Gualtiero. Non si tratta di battersi. Se pure tu lo potessi, non rimedieresti a nulla e faresti del male a me. Io lo amo. Fui sua di mia volontà e di piena coscienza: bisogna che tu lo sappia. Sono «io» la sola colpevole in questa triste avventura. Ma appunto per questo, appunto perchè non voglio ritogliere il dono liberamente fatto, io ti prego di aiutarmi, Gualtiero, a crearmi un avvenire meno fosco del presente, a troncare quest'esistenza d'ipocrisia e d'inquietudine che mi avvilisce e mi ripugna!... Ti prego, ti supplico, e ti scongiuro, di farlo, se mi vuoi bene!... Liberati dai nostri pregiudizi d'educazione e di casta e ricorda solo che l'uomo che ho scelto vale quanto, e più, di noi... O meglio ricorda solo che io l'amo!... che egli mi è necessario.... che non posso vivere