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— Io posso considerati come un fratello, non è vero? Posso contare su di te?... Dimmi francamente, Gualtiero, tu che sei stato sempre con noi quest'inverno.... ai concerti.... ai balli.... non ti sei accorto di nulla? non hai notato che io.... preferissi qualcuno.... tra quelli che mi erano intorno?...

Gualtiero scosse malinconicamente il capo.

— No!... Scusami, Valeria, ma io.... non ho notato nessuno.... in particolare!... Sono così miope e distratto! E sono tanti, intorno a te!... Scusami, ma non ho proprio notato nulla, particolarmente....

Egli insisteva nelle scuse, con una confusione che la leggera balbuzie e lo strisciar dell'esse rendevano più evidente e più penosa.

In fondo era vero. Egli non si era mai curato di distinguere l'uno dall'altro i molti adoratori di Valeria riunendoli tutti in un solo senso di diffidenza, colla certezza che un giorno l'uno o l'altro gliel'avrebbe rapita. Egli divideva il mondo, di cui Valeria era centro, lume, ragione di essere, in due parti l'una dall'altra separate da un'insormontabile barriera: dall'una era lui.... solo.... colla sua bruttezza.... colla sua infermità....colla sua malinconia.... colla sua goffaggine.... colla sua disperata febbre d'amore; dall'altra Valeria ed «essi», i belli, gli audaci, i fortunati, quelli che si chinavano sorridendo sulle spalle ignude delle dame, che strisciavano il boston con movenze serpentine, che dicevano madrigali più cogli occhi che colle labbra. Tosto o tardi, l'unoo l'altro di coloro