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testimone della sua umiliazione, la complice legata a lei dalla colpa!
L'odiava, e non poteva scacciarla; la disprezzava, e non poteva gridarglielo in faccia; l'odiava per la sua condiscendenza che le aveva permesso di perdersi, l'odiava per l'ipocrito rispetto, per l'ipocrito sguardo dei suoi occhi gialli.
— Contessina, il signor duca è qui!
Tra il sibilar del vento e lo scrosciar della pioggia, un tintinnar di sonagliere, un risuonar di ruote, e il calesse scoperto del duca, tirato da due poneys russi a lunghe code, entrava a gran corsa nel cortile.
Guidava il duca stesso, caso rarissimo, benchè avesse a fianco il cocchiere; e i cavalli sbuffavano, grondavano pioggia e sudore.
Gianni spalancava i battenti della porta della grande anticamera, precedeva il duca lungo le chiare stanze dai soffici tappeti dove ogni suo passo lasciava impronta d'acqua e di fango.
Valeria guardava il cugino avvicinarsi, curvo, coi ginocchi grossi, colla sua andatura dinoccolata, colle lunghe braccia che sembravano pesargli, e i capelli biondastri scompigliati dal vento: era molle d' acqua dalla testa ai piedi.
Ella gli si fece incontro, gli tese la mano, ritrovò un sorriso per accoglierlo davanti ai domestici.
Gualtiero borbottò arrossendo alcune frasi confuse per scusarsi di non essere accorso prima: era assente da casa fin dal mattino per un