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IV.
Pioggia a rovesci. Il castello di Monfalcone fosco tra i pini. Gli alberi del parco frementi con lunghi brividi sotto l'uragano.
Via via che le ore passavano Valeria si sentiva invadere da un'inquietudine, da un orgasmo, sempre più forti.
Ella aveva mentalmente calcolato il tempo necessario all'andata e al ritorno del messo — un'ora e mezzo di salita e un'ora per la discesa -: egli avrebbe dovuto tornare a Monfalcone prima del tramonto, invece erano già scoccate le nove e nessuno era ancor comparso.
Gianni, il groom addetto al servizio della contessina, ispezionava dalle larghe bifore dell' anticamera la strada livida, sferzata dalla pioggia, ed ogni tanto veniva a riferirle che non si vedeva arrivare nessuno.
Valeria si aggirava da una stanza all'altra, fermandosi a guardare i delicati pastelli appesi alle pareti, ad accomodare le rose nelle coppe, con mani febbrili, con occhi che non vedevano nulla.
Miss Leight lavorava silenziosamente all'uncinetto, e sbirciava coi suoi ipocriti occhi gialli le mosse della fanciulla.
Ah, come Valeria odiava quella donna! La