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un mazzo di violette alla cintura, molto diversa da quella del giorno innanzi; non più bambina, non ancora donna: un essere ïmpreciso, dalla grazia conturbante e misteriosa.
Una raffinata curiosità d'artista e di corrotto l'aveva spinto a cercare le occasioni d'incontrarla, di parlarle. Seguiti dall'istitutrice francese che sgretolava pasticeini, avevano fatto delle lunghe passeggiate e delle lunghe conversazioni.
....Non più bambina, non ancora donna.... E così ingenua nella sua audacia, così inconscia, così noncurante della sua bellezza e del suo fascino!
Più di una volta i grandi occhi puri di lei avevano fermato sulle labbra di Fausto le parole ardite, ed egli aveva finito per mettersi all'unisono colla fanciulla con quella flessibilità di spirito che egli ben si conosceva e che veniva, ahimè, dall'ombra più ambigua del suo passato.
Valeria era partita all'improvviso, senza congedi, portata altrove dal capriccio e dal male di sua madre. Egli l'aveva pensata per due giorni, si era anche provato a fissare sulla carta il suo profilo; poi la corrente l'aveva ripreso, vertiginosamente.
Tre anni dopo, venuto a Milano per istudiare, se l'era vista ricomparire dinnanzi a Brera, o meglio l'aveva trovata seduta a un cavalletto colla tavolozza in mano, intenta a copiare un Luini. Un'istitutrice inglese, dagli occhi e