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— Eccolo laggiù; — disse il Ruffo e, traversata la sala, raggiunse il duca di Cantelmo e gli confidò la sua dama.

— Vuoi che usciamo di qui? Si soffoca stasera... — disse nervosamente Valeria al cugino, e, preso il suo braccio, lo sospinse e lo guidò ella stessa attraverso la folla verso i due occhi che l'avevano afferrata e sfuggita.

Ora quegli occhi seguivano distratti l'ondeggiar, nella danza, delle chiare vesti femminili, e la fanciulla andava verso colui che l'aveva guardata senza ch'egli mostrasse di accorgersene nè di osservarla. Era un uomo sui trent'anni, pallido: un volto profondamente e duramente segnato, una bocca sensuale, uno sguardo volontario ed ironico.

Passando davanti a lui, Valeria lasciò cadere il mazzo di mammole che teneva in mano. Egli si curvò, lo raccolse, e glielo porse inchinandosi.

— Oh, voi?!... — diss' ella donnescamente quasi lo vedesse in quel momento, e non gli stese la mano, ma lo fissò con un appassionato, lunghissimo sguardo.

— Potete concedermi un giro? — chiese egli inchinandosi di nuovo sotto l'impero di quei begli occhi.

Valeria lasciò il braccio di suo cugino e passò a quello del giovane.

Si mossero. Vi fu un attimo di silenzio.

— Devo a queste violette la fortuna di passare un quarto d'ora con voi?... — chiese ella con voce che si sforzava di rendere indifferente