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somiglianza anche materiale coi figli: gli stessi capelli, lo stesso ardore contenuto degli occhi cupi sul viso olivastro, che Battista pensava che ella era così intensamente la loro madre, ed essi erano così intensamente i suoi figli, che non potevano esser dissimili neppur nel pensiero.

Ma soffriva, soffriva!... Battista tremava per lei. Non per Elena. Elena aveva sedici anni e non taceva come sua madre.

Passato il primo doloroso accasciamento la fanciulla si era confidata con Battista; gli aveva detto le sue inquietudini, le sue speranze, il suo amore; e ben presto aveva ripreso a curare i fiori, a spaventare con una fronda i cardellini della grande uccelliera, a cantare anch'ella dopo il tramonto, come l'usignolo cantava. Ella era certa che Frattina sarebbe tornato, e l'amava con orgoglio per il suo coraggio.

Ma il silenzio della madre!...

Ah, difendere, difendere quel silenzio da un nuovo dolore!... Vegliare su Fausto!...

Fausto, l' ultimo che restava, biondo come Elena, delicato, taciturno, chiuso in una timidezza un po' dolce, un po' triste, un po' selvaggia, arrossiva e impallidiva per nulla: in casa l'avevano battezzato «la femminuccia».

Ma Battista diffidava di quella timidezza.

Egli l'aveva colto più di una volta a leggere di nascosto delle carte, più di una volta l' aveva trovato in camera dei suoi fratelli, solo, pallido, e quasi febbricitante.