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ghiaia, al confuso vocìo si era rizzata in piedi, tendendo l'orecchio, alzando istintivamente il bastone, ma in quel momento la figlia le passò dinnanzi senza vederla, cogli occhi fiammeggianti e folli, e il viso così livido che pareva quello d'un morto.

La madre rabbrividì e, lasciato il bastone, si slanciò sui passi di lei.

Innocenza correva come il vento verso casa, e la sciancata affannosamente la seguiva, inciampando, scivolando, cogli occhi disperatamente fissi sulla veste chiara che pareva quella di un fantasma.

Giunta alla capanna, trovò la porta spalancata; nella cucinetta, nessuno, su per le scale, nessuno.... Sulla soglia della camera da letto inciampò nel corpo di sua figlia.

Innocenza era là, per terra, colle vesti scomposte, le treccie disfatte, scossa da terribili tremiti. Tutta rattrappita e contorta su sè stessa, colla testa che penzolava dal gradino e nelle scosse urtava la pietra, ella rideva.... Una terribile smorfia le contraeva il viso aguzzo, il petto scarno si sollevava con furore, i denti battevano sinistramente nel singhiozzo dell'atroce riso.... Ed ella era venuta ad abbattersi, a cadere, nella sua casa, a rifugiarsi, a nascondersi, a nascondersi....

La madre barricò la porta della cucina, accese un lumicino ad olio, slacciò il corpetto e le gonne della fanciulla, le bagnò le tempie, la trascinò sul letto. Le lagrime materne colavano sul gramo corpo convulso.