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i ragazzi oziosi sulla porta delle case domandavano:
— Chi è di turno?
I corteggiatori erano tre, tre scavezzacolli, ed ora all'uno ora all'altro toccava passeggiare sotto alle finestre della gobbetta.
Gli altri seguivano in gruppo a qualche distanza, o vigilavano dietro una siepe. Ed ognisera andava a finire allo stesso modo: fosse l'uno o l'altro dei tre, la gobbetta appariva alla finestra, camuffata con una pettinatura monumentale tutta a onde e a riccioli, con un enorme nastro rosa al collo, pallida e infarinata: assumeva una posa languida fra i due vasi di garofani; e man mano che l'ombra avanzava si faceva audace, rispondeva ai cenni, ai sorrisi, odorava un mazzolino di fiori, sospirava, agitava il fazzoletto.
A pianterreno, la capanna, colle imposte tutte chiuse, sembrava deserta; ma Nanna era invece prigioniera volontaria nella cucinetta non osando mostrarsi per non disturbar la figliola.
Gruppi di ragazze, preavvisate del trucco, passavano a braccetto cantando, e appena svoltate lasciavano di cantare e si mettevano a ridere come pazze.
Una sera uno dei tre commedianti spinse l'audacia fino ad accennare alla gobbetta di scendere nella strada.
Ed ella, tremando e rabbrividendo, discese.
Ma non c' era più nessuno; verso Cernedo un'ombra dileguava rapidamente, certo l'innamorato aveva avuto paura di quell'ombra.