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E tosto, di là dal fiume, una voce chiamò:

— Innocenzaa.... a....a!...

E la tarchiata figura di Pasqua apparve sulla riva, attraversò correndo il ponte. Aveva un grembiale a righe bianche e azzurre, una dalia nei capelli scompigliati, gli zoccoletti dalla punta rossa: la bocca, gli occhi, ridevano, sfavillavano.

— Ti ho sentita da lontano! — gridò ella abbracciando rumorosamente l'amica. — Di dove torni?... Sono già stata a cercarti a mezzogiorno, ma era tutto chiuso, — continuò tutto d'un fiato senza accorgersi del contegno freddo e un po' imbarazzato delle due donne.

— Vorrei pregarti di un favore, Innocenza!... Tu sola puoi farmelo, che sei tanto brava, che sai scrivere tanto bene!... Io ho una calligrafia da gallina... Sai? ho ricevuto stamane una lettera... una lettera di Zeffirino... Così bella!... Egli voleva darla a te, ma tu non c'eri, e me l'ha mandata per la posta.... Sai, da due anni mi ama, e non aveva coraggio di dirmelo.... credeva che lo disprezzassi... E infatti, io non gli facevo che dispetti!... Ma, per timore che non mi volesse bene sul serio!... Quanti dispetti gli ho fatti, Dio mio!... — Pasquetta si mise a ridere di gran cuore nascondendosi il bel viso nelle due palme. — Ma lo amavo, sai!... Oh, come lo amavo!... E quanti pianti ho fatto per lui!... Ma ora si è dichiarato.... Sono così contenta! così contenta!... E tu gli risponderai una bella lettera per me, non è vero, Innocenza?... Ho portato la carta.