Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/148

sul paesaggio come un sipario, ed esse festosamente riconobbero e salutarono campanili, case, cascine, alberi, cani abbaianti, finestrelle fiorite. Innocenza incominciò a cantare.

Si rientrava, si rientrava nel paese dell'amore!...

A Cernedo dovettero discendere. Ma non sentivano più stanchezza nè freddo; la strada era la stessa che Innocenza quasi ogni sera percorreva per incontrar Zeffirino: ogni sasso era bello e dolce al suo piede, e Nanna rifletteva come uno specchio le impressioni di sua figlia.

— Domani lo rivedrò! — ripetè per la decima volta la ragazza. — Domani!... Ma tu, mamma, non raccontargli che siamo state dalla Superiora. Del resto, che importa a noi delle informazioni?... Se egli mi ama, ed io lo amo, non basta, mamma?...

— Certo che basta, cara.

— Ah, che gioia! che gioia!...

Ella riprese a cantare con quella squillante acuta voce un po' in falsetto che sovrastava anche nei cori tutte le voci:


Se tu mi fai morir Non me ne importa!... Se tu mi dai il tuo amor Fammi morire!...

Erano arrivate al cancelletto arrugginito del loro piccolo giardino; la capanna era tutta chiusa, colle finestre sbarrate. Nanna trasse di tasca una grossa chiave,