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un trofeo di vittoria. La madre l'attendeva sulla porta.
— Mamma! mamma!... È un garofano, questa sera! Guarda come è bello!... Ah, mamma! che felicità! Mi aspettava. È innamorato di me, ed io l'amo, l'adoro! Ah, mamma, mamma mia!... Siedi, vieni qui, lascia che ti racconti.
E sedevano tutte e due nella cucinetta, presso alla tavola preparata, madre e figlia cogli occhi scintillanti. Non mangiavano; dimenticavano la zuppa che si raffreddava nelle scodelle, dimenticavano di accendere la lucerna. Nanna beveva le parole di sua figlia, e la felicità di lei l'abbagliava e la travolgeva come una veemente ebbrezza.
— Sai, mamma, mi ama tanto.... non me l'ha detto, ma mi ha guardato così....mi ha stretto la mano così....mi ha dato questo fiore in un certo modo.... Ah, Dio mio! Se tu avessi visto come era bello stasera!... Aveva una cravatta rosa a bolli verdi.... E poi era così commosso che la voce non gli veniva.... Anch'io ero commossa, e non riescivo a dirgli una parola.... Perciò egli crede che io sia fredda, mentre l'amo, l'adoro!... Ma succede a tutti, non è vero?... che l'amore fa quest'effetto, che rende timidi, impacciati?... Succedeva anche a te, mamma?
— Sì, sì, anche a me, cara.
— E il tuo fidanzato non se ne offendeva? ti voleva bene lo stesso? capiva?... Io ho paura che il mio creda che non l'ami.... Ho paura che si stanchi di me.... ho paura, mamma!...