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— Veniva ogni sera?... Ti voleva molto bene?... E tu, mamma, l'amavi?
— Tutto questo è vero, figlia mia.
— Povera mamma!... — esclamò Innocenza, — ti fa male il parlarne, non è vero? Sei stata così disgraziata, povera mamma!... Avere uno sposo che ti adorava, e perderlo!... Perdere una felicità così immensa.... Perchè tu sei stata felice, proprio felice, non è vero?
— Sì, figlia mia.
Le due donne ricaddero nel silenzio.
Ad un tratto Innocenza riprese ad interrogare, con una voce ansiosa e timida:
— ....Eri molto bella, tu, mamma?...
La sciancata si sollevò nell'ombra con un brivido di passione, tese le mani a cercare la testa di sua figlia, e l'accarezzò.
— Tu sei molto più bella. Io non avevo i tuoi bei capelli. Io non avevo la tua bella voce. Io non avevo la tua istruzione. Io, non ero come sei tu.
Innocenza posò il capo sulle ginocchia di sua madre.
— ....Quante stelle!... Dev'essere una felicità immensa, l'amore!... Tu che lo sai, mamma, dimmi....è una felicità proprio immensa?... È proprio una felicità di paradiso?...
La voce cupa di Nanna ripetè come un'eco:
— Una felicità di paradiso.