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— Nessuno, — rispose con sussiego Innocenza. — Mi sono ritirata dal mondo, e mi son fatta suora.

— Pazza! — rise l'amica con una risata lunga e argentina. — Io mi sarci presa uno dei principi, il più bello!...

— Anch'io, sai!... — confessò Innocenza sottovoce stringendole il braccio. E seguitò: — Bisogna che tu venga a casa mia a vedere i miei libri di premio: ti mostrerò le figure. Sono rilegati in tela e oro: ne ho dieci.

— E li hai letti tutti? — chiese Pasqua con ingenuo stupore.

— Tutti! — asseverò Innocenza. — Ora però leggo altra cosa. Leggo i «Reali di Francia».

Continuarono a camminare. Pasquetta raccolse un sasso e lo gettò nel fiume. A un tratto Innocenza sospirò, guardando il cielo:

— Ah!... Io vorrei essere una regina, e che qualcuno si uccidesse per me.

Entrarono nella borgata. Era un'ora dolce. Molti oziavano sulla porta delle case; le beghine si dirigevano alla chiesa; suonava l'Ave Maria.

Nella piazza, fuori della farmacia, due gatti giovani erano usciti a godere il fresco e si baloccavano in fraterna domestichezza col cane. Dall'ultimo piano di una casa veniva il suono d'un a solo di flauto.

Sulla vetrina del barbiere, fra due file di trecce stoppose, due teste si facevano ammirare, l'una di legno, bianca e rosa, cogli occhi di smalto, coi capelli dipinti color ebano;