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Ed uno dei giovani disse forte:
— Che bei capelli, signorina!
Ed un secondo:
— Pronta per friggere.
Gli altri si misero sguaiatamente a ridere.
Le due amiche continuarono il cammino senza voltarsi.
Tutti quei giovani, quegli sguardi, quella curiosità, eccitavano Innocenza, le sferzavano il sangue; ed ella rideva forte, gesticolava colle sue lunghe mani, chiacchierava volubilmente con voce acutissima. E Pasquetta l'ascoltava a bocca aperta.
Pasquetta era molto bestia. Sapeva appena leggere e scrivere; ella ammirava la sapienza della sua amica e credeva ciecamente alle mirifiche descrizioni dei trionfi di lei.
— Capisci, — raccontava Innocenza guardandosi furtivamente intorno nella speranza che qualcuno ascoltasse, — in carnevale s'inaugurò il teatrino con una recita: «La duchessa Ildegonda». Io feci la parte di duchessa. Capisci? Tu non ti puoi imaginare quali splendidi abiti ho indossato: uno così, color del cielo a stelle d'argento; l'altro, color malva trapunto d'oro.
Tutto ciò non era forse scrupolosamente esatto, ma Innocenza era convinta di dire la verità.
— Ah, che bellezza!... — proseguiva ella. — E tre principi mi volevano sposare.
— Quale hai scelto? — chiese Pasquetta, subitamente interessata.