Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
giorni il consiglio d'amministrazione dell'Infanzia derelitta proponeva la nomina di Nanna come portinaia, e l'accettazione della bambina nell'Istituto come educanda.
Era un posto ideale: si trattava di aprire la porta dopo aver spiato dalla piccola grata, e di fare i segnali d'avviso secondo la persona introdotta. Bisognava vestire una specie d'uniforme, alzarsi all'alba, seguire le pratiche religiose delle suore, non uscire che una volta al mese in compagnia di una monaca.
— Nanna accettava?
— La bambina sarebbe stata ricoverata colà? L'avrebbe potuta vedere ogni giorno?...
Accettava tutto: tutto. La facessero prigioniera, la caricassero di catene, non le lasciassero più vedere il sole, ma non le togliessero la bambina.
Madre e figlia furono accolte.
Il «Comitato per la Redenzione della giovane» passò un quarto d'ora di cattivo umore.
Sedici anni trascorsero. Nanna e Innocenza non avevano più lasciato l'Istituto.
Innocenza era già una giovinetta: gobba, con un pallido viso dal mento aguzzo, e dei biondi capelli meravigliosi che sciolti toccavano terra. Nell'Istituto tutti le volevano bene.
Le suore che l'avevano accolta piccina dalle braccia di sua madre, con una grossa testa che