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a fior di testa: le mancavano due denti proprio davanti.
La sua voce era rauca e violenta, ma di rado ella rivolgeva la parola a qualcuno; parlava, o piuttosto mugolava fra sè continuamente: si rivolgeva dei lunghi discorsi, ora lamentosi, ora concitati, incomprensibili per tutti. La suora infermiera e le sorveglianti però dicevano sembrar loro che in quei soliloqui la sciancata minacciasse continuamente qualcuno: forse colui che doveva nascere.
All'avvicinarsi del termine fu raddoppiata la vigilanza.
Una sera nacque, o meglio fu strappata col forcipe, una bimba, un mostriciattolo gialliccio, coi capelli già lunghi, e la pelle così floscia che pendeva in fonde pieghe dal miserabile corpo.
Nanna aveva perduto coscienza.
Due medici e due suore, oltre alla levatrice, erano intorno al suo letto.
Uno dei dottori le applicava delle compresse per stagnare l'emorragia e diceva che il caso era bellissimo.
L'altro giudicava l'operazione eseguita dal collega come brillantissima.
Tutti e due erano molto contenti.
La Superiora invece, una nobile mantovana grassa e pallida con chiari occhi freddi, era sulle spine perchè, se Nanna non riprendeva i sensi, sarebbe spirata fuori della grazia di Dio, senza confessione nè comunione. Scandalo su scandalo.