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a manipolare le pillole. Infine il maestro Zanella, che era il più ardito, osò la domanda che stava sulle labbra di tutti:
— E.... chi?...
— Non si sa. Finora.
La signora Zenobia guardò istintivamente il marito e questi arrossì fino alla radice dei capelli.
Nello stesso momento il campanello d'avviso squillò, e il dottore apparve. Tutti gli furono intorno.
Confermava il fatto?
Si, confermava il fatto; ma consigliava la mas-si-ma prudenza sulla faccenda estremamente delicata, in cui (era inutile nasconderlo) Castelluzzo non si faceva onore.
Tutti si ritirarono scandalizzati e preoccupati.
In quella sera molte mogli guardarono i loro mariti e molti mariti arrossirono senza ragione. Una specie di malessere teneva il paese intero; le parole del dottore: «Castelluzzo non si fa onore» erano state ripetute al caffè; sugli uomini, sopratutto sugli ammogliati, gravava l'apprensione d'un pericolo possibile. Chissà mai che cosa poteva inventare quella cenciosa, mezzo scema, vagabonda? Le mogli erano nervose o irascibili, i mariti imbarazzati e coll'aria di delinquenti.
Anche in farmacia si respirava un'aria carica d'elettricità. Il maestro Zanella aveva osato sull'argomento una parola scottante.
— L'amministrazione comunale sola — egli