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Parte I. Cap. II. | 43 |
degno di vederlo, se non chi sia stato travagliatissimo da varie calamità; a guisa d’un generoso, e forte athleta, à cui non si deve il premio se non dopò la pugna. A proposito di ciò disse Niceta Choniate: Is solum miser est, qui in afflictione constitutus nimium tristatur, et Deo non se dignum praebet. b Quegli solamente è misero, che essendo travagliato, troppo s’attrista, e non si rende degno di Dio.
Isac divenuto già del tutto cieco per la vecchiezza, per far col tatto pruova se quel, che gli parlava era il figliuolo, gli disse: Accede ad me, ut tangam te fili mi, et probem utrum tu sis filius meus. c Accostatimi un poco, figliuol mio, accioche io ti tocchi, e faccia prova se tu sei il mio figliuolo. Così fa Dio: io t’ho da toccare figlio mio: E vero che hò le mano calde, che abbruggiano, ma se tu