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Parte III. Cap. I. 581

sollecitudine di non ammalarci, di non essere poveri, ne vilipesi, ne sprezzati, dovendo però più tosto procurare ad ogni modo d’essere patienti nell’infermità, nella povertà, e nel disprezzo. Certo, che non sà di virtù Christiana il non voler esser se non sano, ricco, e honorato; E che gran cosa è questa? Ma il poter soffrire la malatia, la povertà, e il dispreggio; questa sì ch’è opera virtuosa, questo hà non sò che di grande, anzi di grandissimo.

Ne potremo mai con arte alcuna cautelarci, e guardarci dalla miseria, ma potremo bene guardarci di non sopportar con impatienza le miserie. Questo sì che si può far con arte. Nel che io son del parere di Bione. Bione filosofo, come riferisce Laertio, soleva dire, ch’era un grande, anzi grandissimo male il non poter sopportare il male. Nel qual senso apunto