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Parte II. Cap. V. 481

frutti di questo albero sono le divote, e sante operationi: I frutti della cima, direi, che fussero gl’atti delle più perfette virtù, com’è una singolare Humiltà, una Patienza illustre, e una segnalata Carità. Per coglier questi frutti il celeste Hortolano sale sopra l’albero, lo calca co’ piedi, e gli rompe i rami. Quindi è, che un’huomo perde parte del suo dinaro, un’altro un poco d’honore; quegli un’appoggio d’un’amicitia: quell’altro perde un ramo del suo gusto, e del suo contento. E così mentre l’hortolano ci calpesta a questo modo, ne raccoglie i frutti più maturi. In questa maniera noi stiamo più sopra di noi, siamo più ferventi alle opere buone, e attendiamo piu alle devotioni. E così è verissimo quel detto, che bene spesso si dice: Quae nocent, docent. Le cose, che ci apportano dolore ci sono di giovamento.