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Parte I. Cap. VI. 287

mo, e andiamo in collera, come a un punto sono quelle, che fanno contrastare insieme gli scolarelli. Siamo essacerbati da cose minime, e sordide: Occorre talvolta, che il servitore non è così lesto, e avvertito, la tavola non è così ben posta, e accommodata, ò la veste mostra qualche ruga; che subito si mostra fuori l’ira, e l‘impatienza. Anzi, il tossire d’alcuno, ò lo sternutare d’un altro, ò una mosca così non così ben cacciata, ò una chiave, che disavvedutamente cada di mano a qualche servitore, ò una porta malamente chiusa ci fa venire la rabbia. E come poi sopportaremo l’ingiurie, e le villanie se ci dà fastidio lo strepito di uno scabello ò d’una sedia, che si tira per sedere? E come patiremo la fame, e la sete, se un cibo, che sia un poco adusto ci mette sottosopra tutto lo stomaco? Un’animo male affetto, d’ogni minima cosa s’offende; di maniera tale, che