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246 | Scola della Patienza |
affanni, e purgatemi con l’infermità; perche mi sarà soave, e dolce il patire, purche di questa maniera io possa scampare dalli eterni tormenti. Nè fur vane queste preghiere, perche il suo sposo le fece subito la gratia, mandandole una cancrena nel petto, che spargendosi poi per tutto il corpo, le diede un’abbondantissima materia di patire fino alla morte.
Perciò impariamo à sopportare questi flagelli della lingua con un’animo Spartano, ò per dir meglio, con un’animo da Christiano. A pena sopportarà per Christo le percosse, chi non ha ancora imparato à sopportar per amor suo le parole. Dica pure ogn’uno à se stesso: Dominus mihi adiutor, non timebo quid faciat mihi homo.r Il Signore è quello, che mi aiuta, e però non haverò paura di ciò, che mi possa mai fare un’huomo. E S. Agostino, concluden-