gratia mi devo più maravigliare? ò che tu sij così sana, e intiera, ò che io sia così lacerata, e guasta? Le forze tue, ò Canna, non sono uguali alle mie, e gl’occhi istessi certificano, ch’io sono più forte, e robusta, che non sono ò cento, ò mille canne insieme. Nondimeno, quando i Venti, e i Turbini impetuosamente mi battono, le mie forze non vi sono per niente, poichè sono svelta, rotta, lacerata, e miseramente gettata per terra. Mà tù ti burli della furia de i venti, combatti à ventre vuoto, e sempre vinci, e sola trionfi. Noi che siamo gl’Aiaci, siamo sempre superati e vinti. Come dunque và questa cosa? La Canna, che havea imparato à tacere, l’ascoltò, mentre disse, senza mai interromperla. Mà poi alla fine à pena così rispose. Non è, disse, di che tu deva maravigliarti, ò mia ottima Vicina; La tua forza è la tua rovina. Se tù fos-