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Parte I. Cap. V. 185

una, mà strettissimamente.

Quì s’ha da lasciare affatto un’errore, nel quale molti si trovano miseramante involti. Et è, che portando tutti la sua croce, ogn’uno si pensa, che la più grave, e pesante sia la sua. Chi hà male à gl’occhi si pensa, che ’l suo dolore sia il maggior di tutti. Chi hà una viva miniera di pietre in corpo, e patisce di questo male, si pensa, che non vi sia altr’huomo al mondo, che patisca più dolor di lui. Chi hà dolor de’ denti, tiene tutti gli altri dolori per una baia. Chi hà mal di stomaco, e patisce dolori colici, et è da’ flati combattuto, s’imagina, che ch’egli solo è il più tormentato corpo del mondo. Così ancora, chi patisce fastidij d’animo, e stà sempre circondato d’angosciosi, e tristi pensieri; vorrebbe più tosto patir ogn’altra cosa, che queste angoscie. Chi gli rimorde la conscienza, già si crede egli solo esser