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Parte I. Cap. V. 183

diviso: di poi son dato in mano à falegnami, che levandomi la pelle mi scorticano, e mi dolano, mà il tutto mi riesce à grand’honore poiche di me si fanno sedie, banchi, tavole, si sostengono i palchi delle case, si fanno barche, e navigli, se ne fabricano i Tempij, e in somma son buono, e servo ad ogni cosa.

Questa favola si verifica per così dire, hoggidì nel mondo. E questa differenza fra i buoni, e i cattivi. Che questi come tanti rubi, e tante spine saranno finalmente gettati al fuoco, e quelli come tanti Abeti crescono in alto per il cielo. E’ vero, che sono in varij modi afflitti, son tagliati dal ferro, gettati a terra, segati per mezo, sono spogliati della robba, come della propria pelle, mà non importa, perche à questo modo si accommodano per l’edificio del cielo, restando i rubi per il fuoco. Li Abeti, mentre