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156 Scola della Patienza

odiamo più l’humiltà, e il dispreggio di noi stessi, che un cane rabbioso ò un velenoso serpente. Ogni cosa ci par tollerabile purchè non vi sia vergogna, e ignominia, la quale solamente basta per opprimere gl’animi, quei però che son superbi, e non ancor domati, purchè non vi sia questa corona di paglia, ci promettiamo, come vanamente ci pare, di poter sopportare ogn’altra cosa. Pazzissima persuasione, la quale volendo Cassiano rifiutare così dice: Volumus absque castigatione carnis castimoniam corporis obtinere: sine vigiliarum labore, cordis acquirere puritatem: cum requie carnis, spiritualibus virtutibus exuberare: absque ullius exasperatione convicij patientiae gratiam possidere; humilitatem Christi sine honoris mundani exercere iactura, Christo cum hominum laude, ac favore servire. a Noi altri, dice Cassiano,