Pagina:Dresselio - Scola della patienza.djvu/137


Parte I. Cap. IV. 115

ve avvisare gl’infermi, che in tanto si tenghino per figliuoli di Dio, in quanto vengono corretti con diversi flagelli. Perche se Dio non volesse dar loro l’heredità, non si curaria d’ammaestrarli con l’infermità. E però chi è afflitto, e ammalato si consoli pure, e dica: Mi basta d’essere amato; mi basta che sia sicura la speranza: Perisca pur il corpo, che necessariamente hà da perire, purche non perisca l’anima.

E chi sarà quello, che si lamenti, che se gli getti à terra una casuccia vecchia per fargli una bella casa nuova? Così ne anche si deve lamentare qualsivoglia infermo, eziandio che sia vicino à morte. Perche sappiamo, Quoniam si terrestris domus nostra dissolvantur, quòd aedificationem ex Deo habemus; domum non manufactam, aeternam in caelis. o Che se questa nostra casa terrena se ne và à ter-